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Nella decisione di scrivere la propria autobiografia, Giovanna fece un patto con sé stessa; si era ripromessa di essere sempre onesta e magari era per questo che a volte, dopo aver scritto tante pagine, le rileggeva e poi le strappava. Era come addentrarsi in un bosco e non trovare l'uscita; girarsi di continuo e cadere nei ricordi, quelli più lontani. Scrivere è un po' come una magia. E quando esci dal bosco, pensando di esserti persa, ti ritrovi invece all'uscita senza esserti sforzata poi tanto per trovarla; serena come se stessi assaporando una giornata di sole e sentissi sul tuo volto una brezza leggera, che portasse via quella parte di te che ti faceva sentire in gabbia. Scrivere di sé, inoltre, è come entrare in una dimensione altra che ti permette di osservarti in modo oggettivo; è come essere scostata di un passo dal tuo percorso di vita ed essere spettatore di te stessa che decidi qual è il passo successivo.